Tommaso Aversa (scrittore, Mistretta 1623 - † Palermo 1663)
Nato a Mistretta da una delle famiglie locali più potenti, secondo la tradizione, nel 1623 (ma probabilmente un decennio prima, in quanto il figlio Giuseppe Maria si sposa già nel 1646), trascorse buona parte della sua vita a Palermo, dove si legò a personaggi del calibro dell’arcivescovo Giannettino Doria, del duca di Montalto e presidente del Regno Luigi Guglielmo Moncada e del duca di Terranova Diego Aragona Tagliavia. A quest’ultimo, che seguì a Roma, Vienna e Madrid, e di cui fu Maestro di Sala durante la sua ambasciata in Germania, dedicherà la versione in siciliano dell’Eneide di Virgilio in ottave siciliane, pubblicata nel 1654, un anno dopo la morte del protettore).
Discepolo di Ortensio Scammacca, fece parte dell’accademia palermitana dei Riaccesi, nonché di quelle romane degli Umoristi e degli Anfistili. Tra le sue opere più importanti si ricorda La notti di Palermu (1638), ritenuta il più antico testo superstite del teatro dialettale siciliano, canzoni, elegie e drammi sacri, uno dei quali (Il Sebastiano, 1645) dedicato al santo patrono di Mistretta. Dopo la morte della moglie vestì l’abito ecclesiastico, ed ebbe la cura di diverse chiese palermitane. Secondo alcune fonti, sarebbe stato nomitato dal viceré capitano della città natale, e la tradizione locale gli attribuisce un madrigale siciliano in due quartine, forse italianizzato in un secondo tempo:
Mistretta, gran nutrice d’ogni bene!
Con vaste mandre vai per monti e piani,
l’attiva industria tua non si rinviene
in veruna città degli isolani.
Teatro antico di tremende scene
Sia di natura che di eventi umani,
ma ricca e sempre ricca ti mantiene
la primitiva scuola dei Sicani.
(G. Travagliato)