Fontana e quartiere Casazza
L’appalto per la realizzazione della fontana di S. Vincenzo (Largo del Progresso), attribuito nel 1875 a mastro Vincenzo Arcieri, prevedeva anche tutta “la tubatura in creta” per condurre il sovrappieno di quella fontana al sottostante “nuovo bevaio nella Casazza”, annotazione che ci fa intuire il rinnovamento di un più antico abbeveratoio posizionato come ristoro per le cavalcature lungo la strada Numea, un’arteria vitale per il centro dall’antichità al tardo Medioevo. Essa aveva origine dalla marina, traversava le contrade di mezza costa e l’insediamento di Noma (tutt’ora non localizzato), e approdava infine ad Amestrata, costeggiando le antiche mura fino alla Porta Palermo. La fontana veniva concepita con la consueta distinzione tra la parte fruita dagli uomini e quella approcciata dal bestiame, distinzione che in questo caso è sapientemente valorizzata per la differenza di quota tra il piano di calpestio a monte e quello a valle.
La denominazione “Casazza”, quale toponimo del quartiere circostante, trae origine, più che da un presunto casello del dazio doganale, dall’omonima e suggestiva manifestazione della Settimana Santa già praticata a Palermo dalla fine del ‘500: protagonisti del rito erano i componenti delle confraternite che, radunandosi proprio nel quartiere, sfilavano paludati con sacco e cappuccio avanti al Crocefisso, recando oggetti della Passione e percuotendosi con la ‘disciplina’ (piccola frusta fatta di cuoio, canapa o metallo), azione scenica ispirata dalla controriforma e dalla teatralità barocca che si attualizza nella suggestiva “Processione dei Misteri” messa in atto il Venerdì Santo. (A. Pettineo)