Chiesa di San Nicola
Il nucleo originario della chiesa risalirebbe ad un periodo anteriore al 1501, quando assunse il nome di un omonimo e più remoto edificio sacro che esisteva nella sottostante contrada rurale denominata ‘Orto di Cucchio’. La devozione al Vescovo di Mira vi si accompagna a quella per l’agostiniano S. Nicola da Tolentino, cui era dedicata una cappella con fercolo simile, nella descrizione che ne fanno alcuni documenti, a quello realizzato dai Li Volsi per S. Sebastiano. Allo stesso Nicola da Tolentino è intitolata la strada che dalla Chiesa Madre porta fin qui, lasciandoci ipotizzare l’importanza di questo culto all’interno della chiesa e l’ambiguità dell’intitolazione.
L’attuale impianto basilicale, a tre navate separate da colonne, risale al 1572, mentre sulla facciata a salienti, affiancata a destra dal campanile (1670-1677) con terminazione a bulbo, si aprono tre portali con mostre in arenaria, il principale dei quali (1600) riprende quelli delle chiese di S. Giovanni (1534) e S. Caterina.
Restaurata nel 1639, veniva devastata nel 1816 da un incendio che determinava anche la perdita dei suoi arredi più antichi. Nel 1818, dopo solo due anni dal disastro, veniva riaperta al culto nella veste neoclassica che finiva per inglobare i colonnati lapidei in corpulenti pilastrate, mentre i soffitti lignei cedevano il passo alle volte. Tutta la veste interna si arricchiva di stucchi, tradizionalmente attribuiti a bottega di Polizzi, e si rinnovavano i lampadari in legno dorato, determinando l’aspetto in cui la ammiriamo tuttora. Tuttavia, il completamento impegnava la confraternita titolare dell’edificio fino alla metà del secolo. Da vedere, tra l’altro, dipinti di Antonio Manno (1773) e Giuseppe Scaglione, mistrettese, ma allievo a Palermo di Agatino Sozzi e Giuseppe Patania, nonché l’Immacolata di Noè Marullo. Nel 1945 la chiesa veniva eretta a parrocchia. Una tradizione orale, senza riscontri e, tuttavia, non trascurabile per il suo radicamento, individua in questo sacro edificio la primigenia Matrice riconducibile ad epoca bizantina, secondo l’usuale connubio che legava la ritualità orientale al Vescovo di Mira. (G. Travagliato)
Church of S. Nicola
The original core of the church dates back to a period before 1501, when it took the name of a homonymous and most remote religious building existing in the nearby rural village called “Orto di Cucchio”. Devotion to the bishop of Mira goes with that for the Augustinian Nicola da Tolentino, to whom was dedicated a chapel with a float similar (according to the description in some documents) to the one made by the Li Volsi for the church of S. Sebastiano. The street leading here from the Mother-Church is also named after Nicola da Tolentino, letting us assume that this worship was important in the church and therefore the ambiguity of the title.
The church, with three naves divided by columns, dates back to 1572. The salient façade, sided by the bell tower with a bulbous cover (1670-1677) on the right, has three portals with sandstone face-works. The main one evokes those of the churches of S. Giovanni (1534) and S. Caterina.
It was restored in 1639, but destroyed in 1816 by a fire that caused the loss of its oldest furnishings. In 1818, after only two years from the disaster, it was reopened in the new neo-classical style that incorporated the stone colonnades in large pillars, while the wooden ceilings were replaced by vaults. The inside was enriched with stuccos, traditionally attributed to the workshop of Polizzi, and chandeliers in gilded wood, creating its current appearance. However, the church was not completed until the middle of the century. Worth to be seen are the paintings by Antonio Manno (1773) and Giuseppe Scaglione, the latter from Mistretta but student of Agatino Sozzi and Giuseppe Patania in Palermo; and the Immacolata by Noè Marullo. In 1945 it became parish. An oral tradition, without evidence but equally significant for its duration, identifies this religious building with the first Mother-Church of the Byzantine age, according to the usual bond that united the eastern rites with the bishop of Mira.