Maria Messina (scrittrice, Palermo 1887, † Pistoia 1944)
Nacque a Palermo il 14 Marzo 1887. Nel 1903, al seguito della famiglia (il padre Gaetano, di Alimena, era maestro elementare, poi ispettore didattico, mentre la madre, Gaetana Valenza Traina, apparteneva ad una nobile famiglia di Prizzi) si trasferì a Mistretta,dove dimorò, nella via Paolo Insinga, fino al 1909. Morì a Masiano, presso Pistoia, nel gennaio del 1944, affetta da sclerosi multipla.
La sua produzione letteraria viene subito apprezzata dalla critica (Sciascia la definisce “una Mansfield siciliana”, Lipparini la ritiene “una eccellente promessa” e Borgese parla di lei come di una “scolara del Verga”). Essa comprende essenzialmente novelle (Pettini fini e altre novelle; Piccoli gorghi, 1911; Le briciole del destino, 1918; II guinzaglio, Personcine, Ragazze siciliane, 1921), romanzi (La casa nel vicolo, 1921; Alla deriva e Primavera senza sole, 1920; Un fiore che non fiorì, 1923; Le pause della vita, 1926; L’amore negato, 1928) e letteratura per l’infanzia (I racconti di Cismè, 1912; Pirichitto, 1914; Cenerella, 1918; I figli dell’uomo sapiente, 1920; II galletto rosso e blu, 1921; II giardino dei Grigoli, 1922; I racconti dell’Avemaria, 1922; Storia di buoni zoccoli e di cattive scarpe, 1926), ispirati a Capuana, a Pirandello, a Verga (con cui intrattenne una breve corrispondenza epistolare), e fondate sugli studi etno-antropologici e linguistici di Giuseppe Pitrè.
Gli anni del soggiorno a Mistretta, che lei stessa definisce “paese acchiocciolato ai piedi del castello, con le sue casucce rossastre”, ispirarono ambienti, tradizioni e personaggi accuratamente descritti sulle pagine dei suoi scritti. E così anche il ricordo dei quartieri: Santa Caterina, dove “Pettini Fini s’era fatto le clienti fisse che scendevano sulla porta ad acquistare roba”; la strada di San Nicola, “dove le donne stavan tutta la mattinata a calzettare all’ombra mentre i bimbi facevano il chiasso lontano”; il vicolo di Santa Maria, dove “sotto il cielo terso, fra le case come assonnate solo qualche lume brillava di tanto in tanto”; il Rosario, dove “la gna Vastiana andava come una spola da Santa Caterina”; il Calvario, luogo di incontro tra una signora e Bobò, il quale “la trovava sempre più bella specie se la confrontava con le signorine del paese, dai visetti troppo pallidi o troppo coloriti”; il quartiere di Sant’Antonio, dove “in un vicoletto Angelo e Mariangelina facevano il telegrafo, lui dal terrazzino di pietra sotto la pergola, lei dalla finestrella”; “la discesa del castello con i vicoletti scuri, dove Don Lillo strisciava lungo i muri ben noti”.
I resti mortali della scrittrice verista e della madre riposano, dal 24 aprile 2009, all’interno del cimitero monumentale di Mistretta per interessamento dell’associazione “Progetto Mistretta”, che le ha intestato un prestigioso premio letterario, giunto alla XII edizione (2015). Alla stessa scrittrice, cittadina mistrettese onoraria alla memoria, è intitolata anche una strada del centro storico. (G. Travagliato)