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S. Biagio, legno policromo, ignoto, 1588
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Interno, vista sulla navata
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S. Rocco, legno policromo, ignoto, metà XVI sec.
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S. Caterina, legno policromo, Scipione Li Volsi, 1622
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S. Biagio, legno policromo, ignoto, 1588
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Cippo funerario con epigrafe greca di epoca ellenistica, ritrovato nei muri della chiesa, oggi al Museo Civico
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Una delle scene istoriate nel basamento della statua di S. Biagio, ignoto, 1588
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Esterno della chiesa
Chiesa di S. Biagio
La chiesa sarebbe sorta sull’area di una necropoli dell’antica Amèstratos, da cui provengono reperti conservati presso il Museo Civico, come un’epigrafe funeraria in greco che recita “riposa o Ninfo”. Alcuni elementi architettonici, come il portale architravato con mostre in arenaria, attestano una fondazione cinquecentesca, anche se le tecniche costruttive e la forma della zona absidale farebbero pensare ad una ricostruzione più tarda.
Nel 1734, bisognevole di interventi strutturali, aveva una sagrestia e tre altari, quello situato nel presbiterio e due laterali. Attualmente essi ospitano, rispettivamente, le statue lignee dorate e policrome di S. Biagio (ignoti intagliatore e pittore siciliani, 1598, con la base dipinta a motivi manieristi e scene della vita del Santo), S. Rocco (ignoto intagliatore siciliano, seconda metà del XVI secolo, forse proveniente dalla eponima chiesa annessa al monastero benedettino di S. Maria del Soccorso dopo la sua soppressione e demolizione) e S. Caterina d’Alessandria (attribuita a Scipione Li Volsi, forse proveniente dalla Chiesa Madre e già facente parte della ricca custodia realizzata dall’artista nel 1621), tutte opere recentemente restaurate.
Anche la chiesa, dopo lungo abbandono, fu accomodata nel 1913 grazie ad un legato testamentario del defunto arciprete Sebastiano Cannata. Una caratteristica nicchia definita da mattoni in cotto sulla facciata principale alloggiava la campana. (G. Travagliato)
Church of S. Biagio
The church would be built on the site of a necropolis of ancient Amèstratos, from which come finds preserved at the Civic Museum, as a Greek funerary epigraph that reads: “rest oh Ninfo”.
Some architectural elements, such as the architraved portal with sandstone ornaments, attest a sixteenth-century foundation, although the building techniques and shape of the apse suggest a later reconstruction.
In 1734, the church, which needed structural works, had a sacristy and three altars: one located in the chancel and two on the sides. They currently host, respectively, the gilded and polychrome wooden statues of S. Biagio (unknown Sicilian carver and painter, 1598), with the base painted with Mannerist motifs and scenes from the life of the Saint; S. Rocco (unknown Sicilian carver, second half of the XVI century), probably from the eponymous church attached to the Benedictine monastery of S. Maria del Soccorso after its dissolution and demolition; and S. Caterina d’Alessandria (attributed to Scipione Li Volsi), possibly from the Mother Church and formerly part of the precious case made by the artist in 1621. All these works have recently been restored.
After a long neglect, the church was restored in 1913 thanks to a bequest of the deceased prelate Sebastiano Cannata. A characteristic niche, bordered by cotto bricks, on the main façade housed the bell.
Punti d'interesse
Presbiterio: statua lignea dorata e policroma di S. Biagio, con la base dipinta a motivi manieristi e scene della vita del Santo (ignoti intagliatore e pittore siciliani, 1598).
Altare di San Rocco: statua lignea dorata e policroma, seconda metà del XVI secolo, proveniente dalla chiesa eponima annessa al monastero di S. Maria del Soccorso.
Altare di S. Caterina d’Alessandria: statua lignea dorata e policroma, già parte della monumentale custodia eucaristica realizzata da Scipione Li Volsi per la Matrice (1621).
Facciata: portale in arenaria locale, ignoto scalpellino siciliano, (fine del XVI secolo); scalinata risalente alla seconda metà del XVIII secolo; piccola nicchia delimitata da mattoni in laterizio per alloggiare originariamente la campana.
Altare di San Rocco: statua lignea dorata e policroma, seconda metà del XVI secolo, proveniente dalla chiesa eponima annessa al monastero di S. Maria del Soccorso.
Altare di S. Caterina d’Alessandria: statua lignea dorata e policroma, già parte della monumentale custodia eucaristica realizzata da Scipione Li Volsi per la Matrice (1621).
Facciata: portale in arenaria locale, ignoto scalpellino siciliano, (fine del XVI secolo); scalinata risalente alla seconda metà del XVIII secolo; piccola nicchia delimitata da mattoni in laterizio per alloggiare originariamente la campana.