Palazzo Tasca Sergio Salamone
Il nucleo originario dell’edificio apparteneva ai baroni Tasca che, sulla scia dell’impresa ormai conclusa dagli Armao (palazzo Russo), a partire dal 1771, iniziavano a trasformare un agglomerato di casupole in un sontuoso palazzo. Tuttavia, l’elevazione di questa dimora signorile era avversata dal clero che vedeva nell’iniziativa un’esplicita offesa alla sacralità della Matrice, poiché la fabbrica si avvicinava troppo al coro della chiesa e alla sua scenografica balconata. Le controversie venivano superate quando la proprietà dell’immobile transitava ai Sergio, famiglia cui apparteneva Giovanni, arciprete di S. Stefano, ausiliare della Diocesi di Cefalù già nei primi anni dell’Ottocento, designato ufficialmente alla cattedra vescovile (1814) per volontà di Re Ferdinando III. Quindi, la fabbrica si organizzava con una giacitura a forma di “C” al cui interno restava una corte con giardino, proprio nell’area contigua alla Matrice che, così, era indenne dalla nuova edificazione, mentre l’ala più rappresentativa del complesso si posizionava con gli affacci sulla strada di San Giuseppe (oggi via A. Salamone).
La facciata principale, impreziosita dagli inserti dei balconi con mostre neoclassiche e da un portale del 1801, veniva incorniciata dall’ordine gigante di due cantonali con vigorosa cornice lapidea che sul resto delle murature si trasformava in una vibrante cimasa “alla cappuccina” (quattro filari di tegole in progressivo aggetto).
Solo tra la fine del XIX sec. ed i primi del XX, una rimessa per le carrozze, organica alle funzioni del palazzo, sarebbe stata eretta a ridosso della Matrice ritagliando una parte della corte, in spregio a ogni forma di rispetto per l’edificio religioso e in ossequio al “nuovo ordine” dettato dall’avvento delle strade carrabili. (A. Pettineo)
Tasca Sergio Salamone Palace
The original core of the building belonged to the barons Tasca that, following the example of the Armao family with the Russo Palace, in 1771 began to convert a cluster of simple houses into a sumptuous palace. However, the clergy opposed the erection of this stately edifice, because they saw it as an explicit insult to the sacredness of the Mother Church, since the palace was too close to the choir of the church and its scenic balcony. The dispute was overcome when the property passed to the Sergio family, to which belonged John, prelate of S. Stefano, auxiliary of the Diocese of Cefalù in the early nineteenth century, who was officially appointed bishop (1814) by order of King Ferdinand III. Therefore, the building was arranged in a C shaped plan, inside which there was a courtyard with garden just in the adjacent area to the Mother Church, which was not so damaged by the new building. The most representative wing of the complex opened onto the street of S. Giuseppe (now via A. Salamone).
The main façade, enriched by balconies with neoclassical ornaments and a portal of 1801, was framed by the giant order of two angles with a solid stone cornice, which in the rest of the walls became a coping in the “Capuchin” style (four rows of roof tiles in gradual projection).
Between the late XIX century and the early XX century, a garage for carriages was built behind the church occupying a part of the courtyard without any form of respect for the religious building, and following the “new order” dictated by the advent of roads accessible to vehicles.