“Lavinaio” e fontana del Rosario
La parte dell’abitato che si adagia sul versante occidentale si configura come una cavea naturale che, in passato, convogliava le acque meteoriche nel cosiddetto “lavinaio del Rosario”. Quest’impluvio naturale cominciava a ruscellare all’altezza dell’attuale piazza Vespri e, occupando l’odierna via Santini, defluiva nel Torrente S. Domenica. L’incisione delle acque aveva determinato un alveo che ricadeva a metà della “strada nuova” (Via A. Salamone), asse viario determinatosi fra la fine del ‘500 e i primi del ‘600 per collegare la “petra plana” (Piazza Vittorio Veneto), il convento dei Domenicani di S. Maria dell’Alto (chiesa del SS. Rosario) e quello del Minori Riformati (Ospedale). Per questa ragione i Giurati avevano fatto costruire un ponticello, posizionando nelle sue adiacenze anche un abbeveratoio. Questa situazione, puntualmente rappresentata nella mappa urbana di fra’ Vincenzo Bruno (1840 ca.), mutava drasticamente fra il 1868 e il ’78, quando il Comune decideva di colmare con detriti ‘lavinaio e ponte del Rosario’, sotterrando nell’originario greto, come segno dei tempi nuovi, l’utilissimo “acquedotto immondo” (fogna). I selciati di superficie, progettati come l’impianto fognario dall’arch. Vincenzo Consentino, venivano realizzati da mastro Saverio Lo Prinzi (1876).
Infine, il vetusto abbeveratoio veniva rimodellato con l’aggiunta di alcune pezzature in pietra provenienti dall’antico “fruscio”, fontana monumentale, addossata all’abside della chiesa di S. Rocco ed affacciata sulla piazza principale del centro, che nel 1866 era stata parzialmente demolita per agevolare la viabilità carrabile. La fontana del Rosario, progettata dall’arch. Silvestre Marciante (1867) e realizzata dallo scalpellino Salvatore Giaimo (1878), permaneva nei paraggi della chiesa fino al 1960, quando, per analoghi fattori di transito automobilistico, veniva traslata nell’attuale posizione. (A. Pettineo)